«Sapore vero!».
Storia di una notte da agenti marittimi
Avete presente quei periodi della vita in cui sembra che nulla vada per il verso giusto?
Quel fine settimana di gennaio era proprio iniziato per il verso sbagliato, i bollettini meteo annunciavano mal tempo da giorni, ma non si è mai preparati alle giornate invernali di pioggia a Genova, quando il vento spinge l'acqua in orizzontale e non c'è nulla che tu possa fare per ripararti dall'infradiciamento totale.
Gianni (nome di fantasia ndr), il nostro operativo, era in banchina e guardava l'acqua scendere a cascata da una tettoia. Aspettavamo una nave in arrivo dalla Turchia per la quale avevamo ricevuto un mandato di rappresentanza sia come agenti marittimi sia come spedizionieri nave, ma il maltempo l'aveva bloccata in rada, all'ancora, in attesa dell'autorizzazione ad entrare da parte dell'Autorità Marittima.
Da circa mezz'ora il vento sembrava dare tregua, era quasi notte fonda e sullo schermo di Gianni una mail confermava che l'ok era finalmente arrivato. Con un piccolo gesto si tirò su il bavero del cappotto e iniziò gli scambi con i servizi tecnico nautici e il comandante per l'ormeggio; in un paio di ore sarebbe stato di rientro a casa.
Mai cantare vittoria troppo presto in serate come queste: l'ancora era rimasta incagliata sul fondale e per il comandante era impossibile riuscire a tirarla su, il letto avrebbe dovuto attendere. Gianni passò al telefono con il bordo almeno le due ore successive: l'ancora andava sganciata e lasciata sul fondo. Un corpo morto appeso alla catena ci avrebbe aiutato nei giorni successivi a individuarla.
Ogni nave ha sempre due ancore a bordo, una come dotazione di scorta, viaggiare con meno non è consentito pena la sospensione della classe e – in questo caso – un verbale salato da parte della Capitaneria di Porto per inquinamento del fondale che, come agenti marittimi, ci vedeva obbligati in solido con l'armatore. I giorni seguenti, nonostante la nostra nave avesse terminato le operazioni e fosse ormai già lontana da Genova, Gianni passò ore al telefono e negli uffici dell'Autorità Marittima per mettere a punto le operazioni di recupero: 30 giorni era il tempo che ci era stato concesso per concludere la vicenda senza dover svuotare le tasche.
Anche in questo caso le condizioni meteo marine non ci erano favorevoli, mai visto un gennaio così disastroso! La società incaricata per il recupero era stata abbastanza perentoria: dobbiamo attendere il momento giusto, così è troppo pericoloso. Un grido accolto per fortuna dalla Capitaneria di Porto che ci concesse dieci giorni di estensione sulla prima scadenza.
Con l'arrivo di febbraio tutto si risolse: la pioggia era stata spazzata via, l'ancora recuperata e recapitata all'armatore, la relazione sull'operazione inviata all'Autorità Marittima per la revoca del verbale.
Anche facendo gli agenti marittimi a volte ci si può sentire come gli speleologi che portano in salvo l'antico vaso: sapore vero!