«In fondo siamo una comunità».
Storia di una spedizione nave
Avete presente la sensazione che si prova quando un progetto sta prendendo forma e tu incastri l’ultima tessera del puzzle, quella che mancava, quella che pensavi fosse finita sotto il divano o nello stomaco del cane? Beh, noi sì.
Tutto è iniziato un pomeriggio, seduti al tavolo riunioni dell’agenzia marittima della Famiglia Parodi. Alberto (nomi di fantasia ndr), ci aveva chiamato pochi giorni prima, chiedendo il nostro supporto professionale per un progetto che stava portando avanti: «In fondo siamo una comunità, no?» aveva aggiunto.
Quante volte, parlando del nostro sistema portuale, abbiamo sentito la parola comunità? Noi tantissime, in ogni riunione, in ogni convegno, all’inizio di ogni trattativa.
Ed è vero: il porto di Genova ha una comunità folta, con una tradizione marinara e portuale che arriva da lontano e non è solo la sua appartenenza a un settore, a definirla, ma soprattutto la sua capacità di fare sistema per portare traffici e prosperità per tutti.
Finiti i convenevoli e soprattutto il caffè, Alberto, da sempre uomo concreto, è venuto al sodo: aveva per le mani un armatore spagnolo e con lui stava progettando un servizio di linea, con uno scalo a Genova. C’erano le fondamenta: una nave, la merce, un mercato, mancava il palazzo sopra.
Alberto aveva fatto la sua parte, aveva fiutato il business, aveva attirato l’attenzione dell’armatore, si era reso disponibile a fornirgli assistenza durante gli scali e ora chiedeva a noi di fare la nostra. Si trattava di un traffico comunitario: dovevano essere coinvolte le pubbliche Amministrazioni, in particolare la Dogana, per ottenere le autorizzazioni, serviva un terminal che avesse una finestra per accogliere la nave e lavorarla, dovevano essere negoziate con lui le condizioni, serviva definire i costi portuali: servizi tecnico nautici, tasse, ecc.
Ci siamo messi subito al lavoro e dopo pochi giorni, nella stessa sala riunioni, abbiamo messo nelle mani di Alberto tutto quello che ci aveva chiesto. Lui ci ha guardato e curvando leggermente le labbra all’insù ha annuito; non esternava mai troppo le sue emozioni, ma era visibilmente soddisfatto. Ci siamo lasciati stringendoci la mano e abbiamo incrociato le dita.
Quando ogni tassello è andato a posto e l’armatore ha dato mandato di rappresentanza alla Famiglia Parodi è stata una vittoria per tutti: il porto aveva guadagnato una linea e tutto il suo indotto , Alberto aveva conquistato la fiducia di un cliente nuovo, noi avevamo ottenuto l’incarico delle spedizioni nave e per lungo tempo ci saremmo occupati dei manifesti merce, delle formalità con le istituzioni coinvolte nello scalo, dell’assistenza al rinnovo dei certificati nave, il terminal aveva all’attivo una nave in più da lavorare.
Insomma, quando al vostro puzzle portuale manca qualcosa, noi abbiamo sempre un pezzo giusto da incastrare!